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Contrasto all’antimicrobico resistenza: l’impegno degli allevatori per la riduzione dell’utilizzo del farmaco

Il comparto zootecnico è pronto a misurarsi con una grande sfida: credo che questo convegno rappresenti un primo passo importante per comprendere le tappe che ci condurranno verso il 2030, anno di svolta con importanti obbiettivi ormai segnati come la riduzione del 50% dell’utilizzo degli antibiotici. Una problematica che si innesta in modo ormai inevitabile sul macrotema della sostenibilità etica ed ambientale degli allevamenti richiesta dall’opinione pubblica, ma che per noi deve essere anche sostenibilità economica”.

Queste le parole con le quali il presidente ARAL Mauro Berticelli ha introdotto il convegno “Uso corretto del farmaco e antimicrobico resistenza”, organizzato nella mattinata di domenica 7 novembre alla Fiera Agricola e Zootecnica Italiana di Montichiari, dove è stato seguito da una numerosa platea di addetti ai lavori ed allevatori.

Di seguito il report del convegno.

Dobbiamo ormai dare per acquisito il fatto che in questa fase storica tutta la zootecnia è sotto la lente di ingrandimento – ha esordito Antonio Vitali direttore del Dipartimento Veterinario e Sicurezza degli alimenti di origine animale della ATS Brescia -. Bisogna essere pronti a dare risposte ad un mondo che cambia, dove ormai sta venendo avanti un grande business di cibi sintetici che puntano a sostituirsi ai prodotti di origine animale, dalle bevande al sapore di latte alle carni sintetiche o vegetali. Le aziende impegnate in questo settore stanno registrando un boom nelle quotazioni. Il mondo zootecnico deve dimostrare di essere in grado di continuare a produrre offrendo al consumatore le risposte che cerca”.

In questa cornice si inserisce ovviamente il tema dell’utilizzo degli antibiotici in allevamento e la grande minaccia ancora nascosta dell’antimicrobico resistenza.

Oggi siamo tutti distolti dal Covid, ma a livello globale l’antimicrobico resistenza è sicuramente la seconda grande minaccia alla salute pubblica – ha continuato Vitali -. Sono sempre più numerose purtroppo le patologie che non rispondono più a nessun tipo di antibiotico, anche a causa del fatto che l’industria farmaceutica ha smesso di investire su questo capitolo, quindi i farmaci che girano sono sempre gli stessi. È un tema sul quale anche il mondo degli allevatori dovrà fare un grosso sforzo con l’adozione del registro elettronico dei trattamenti, utile per la tracciabilità del farmaco veterinario, che entrerà in vigore per tutte le aziende a partire dal 28 gennaio 2022 senza possibilità di deroghe. Sarà questa la grande risposta che il settore potrà utilizzare per sconfessare chi accusa gli allevamenti di abusi: per le aziende sarà un passaggio impegnativo, ma anche una grande opportunità per affrontare le sfide sempre più insidiose del futuro. Controllo del farmaco e benessere saranno i due capisaldi dell’allevamento del futuro: fondamentale migliorare su quegli aspetti che vengono colti dall’opinione pubblica e utilizzati per attaccarvi. Le porte dei vostri allevamenti devono essere aperte e nelle aziende bisogna garantire al massimo determinate condizioni per gli animali. E’ uno sforzo che dovremo fare insieme: se non ci riusciremo siamo destinati a perdere”.

Laura Campana di Regione Lombardia ha offerto ai presenti una “lezione” completa sull’utilizzo del registro elettronico dei trattamenti. “Un altro grosso salto dopo la ricetta elettronica veterinaria: dobbiamo arrivare ad avere un sistema nazionale di registrazione dei trattamenti che consenta di giustificare certe scelte, percorso che gli allevatori devono condividere con il servizio pubblico e con i propri veterinari che saranno fondamentali. Questo anche se naturalmente il problema dell’antibiotico resistenza, non dipende certo solo dalla zootecnia in quanto problema multifattoriale che ci riguarderà purtroppo sempre più da vicino negli anni a venire. Ma questa innovazione a tutela del consumatore come delle produzioni consentirà di dimostrare che stiamo facendo un percorso virtuoso per l’uso appropriato e ponderato del farmaco”.

Entrando più specificatamente negli aspetti pratici dell’applicazione del provvedimento, il professor Alfonso Zecconi dell’Università di Milano ha affrontato il tema dell’asciutta selettiva, importante perché la normativa che entrerà in vigore renderà impossibile praticare la terapia antibiotica a tappeto.

Con le nuove norme la prescrizione dell’antibiotico dovrà far seguito ad una precisa diagnosi veterinaria – ha spiegato Zecconi -. Questo significa che non sarà possibile trattare un animale in assenza di un esame che dimostri la patologia. In sostanza viene colpita quella terapia preventiva che all’Unione Europea proprio non piace: nella pratica dovremo applicare il trattamento antibiotico in asciutta solo su animali ammalati. Ovvero: posso procedere solo se individuo l’agente patogeno nel campione di latte. Sistema migliore ed inattaccabile, ma ovviamente anche il più costoso e farraginoso. Una modalità senza dubbio più sostenibile è rappresentata dalle cellule somatiche del latte, che sono segnale assolutamente preciso ed accettato sul fatto che un certo contenuto superiore ad un valore soglia definisce l’animale con mastite subclinica. Con ARAL abbiamo quindi definito un protocollo per l’asciutta selettiva partendo proprio da questo tipo di informazione assolutamente precisa già disponibile per chi è iscritto ai Controlli Funzionali, senza ulteriori esborsi. Utilizzando il database ARAL con un campione di 45 mila bovine lombarde abbiamo definito in modo scientifico le soglie ottimali per definire l’animale ammalato: 100mila cl/ml per le primipare, 200mila cl/ml per le pluripare. Questi parametri consentono quindi di procedere al trattamento antibiotico, che non è comunque da ritenersi obbligatorio. Ma la mancata somministrazione a volte dà risultati peggiori, così come certi farmaci alternativi che non seguono il percorso ufficiale: quindi attenzione a tutte le ipotesi non dimostrate scientificamente”.

Infine, Luciana Bava e Maddalena Zuccali dell’Università di Milano hanno presentato il Progetto MAGA sulla gestione del periodo di asciutta, realizzato con ARAL e tre stalle lombarde.

Il percorso fin qui compiuto ha dimostrato che sicuramente l’asciutta selettiva si può applicare: gli allevatori hanno dimostrato che questa via è percorribile e fattibile anche solo sulla base dei dati già a disposizione con i Controlli Funzionali, a patto di lavorare in condizioni idonee garantendo sempre massima pulizia delle lettiere e quindi degli animali.

Ma il progetto ha anche una parte dedicata al tema dell’impatto ambientale che è comunque centrale. Su questo fronte è emerso come in tema di emissioni di gas climalteranti la zootecnia pesi a livello mondiale per il 14% circa: ma in Italia questa percentuale scende sensibilmente al 5-6% sul totale delle attività umane, a dimostrazione di quanto siano infondati certi attacchi che imputano alla zootecnia la responsabilità primaria del problema. Ma esistono comunque ampi margini di miglioramento per ridurre quella quota di 1,37 chili di CO2 che attualmente vengono mediamente rilasciate per ogni chilo di latte. In questo ambito, hanno spiegato le ricercatrici, la cosiddetta zootecnia di precisione può fare sua parte per la riduzione dell’impatto ambientale del settore.

In chiusura, il direttore generale ARAL Andrea Galli ha affermato che “siamo fiduciosi che Si@lleva, il software AIA di accesso ai dati per gli allevatori, diventi strumento semplificativo anche nella quotidianità della gestione del registro elettronico dei trattamenti, come lo è già per la gestione dell’Anagrafe Zootecnica. Ricordo che ARAL sta organizzando numerosi incontri formativi su tutto il territorio Lombardo sul registro elettronico dei trattamenti ed il protocollo di asciutta selettiva, messo a punto in collaborazione con il Prof. Zecconi. Si tenga inoltre presente che quello che ARAL mette a disposizione in termini di dati per il monitoraggio della mastite subclinica in azienda, ovvero le cellule somatiche totali e le cellule somatiche differenziali valutate in citometria a flusso e gestite dal software Si@lleva, è al momento quanto di meglio ed all’avanguardia sia possibile avere in questo momento al mondo”.