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“Carne” vegana, Coldiretti Brescia all’attacco

Coldiretti Brescia scende in campo a testa bassa contro il business della cosiddetta carne di origine vegetale: da una delle provincie lombarde più vocate in ambito zootecnico l’appello per norme che facciano chiarezza senza confondere i consumatori.

Hamburger, bistecche, salsicce sono solo i prodotti ottenuti dalla carne vera – afferma Massimo Albano direttore di Coldiretti Brescia, commentando l’immissione sul mercato mondiale di nuovi alimenti vegetali e sintetici che però nella denominazione richiamano prodotti di origine animale – La carne finta inganna più di 9 italiani su 10 (93%) che non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano, utilizzando nomi come ad esempio “burger vegano” e “bistecca vegana” con l’unico limite di specificare sull’etichetta che tali prodotti non contengono carne: si tratta di una comunicazione subdola che rischia di indurre i consumatori a pensare che questi prodotti siano dei sostituti, per gusto e valori nutrizionali, dei prodotti a base di carne. In realtà non è così”.

La carne – precisa Coldiretti Brescia – è come una barretta energetica ricca di nutrienti ad alto assorbimento, che fornisce nell’immediato tanti elementi necessari alla crescita, allo sviluppo, al mantenimento, alla difesa e alla riparazione del nostro corpo, che nessun altro alimento da solo è in grado di dare. 

La carne italiana –  precisa Mauro Belloli responsabile settore economico di Coldiretti Brescia – nasce da un sistema di allevamento ai vertici per sicurezza e qualità, consolidato anche grazie a iniziative di valorizzazione messe in campo dagli allevatori, con l’adozione di forme di alimentazione controllata, disciplinari di allevamento restrittivi, sistemi di rintracciabilità elettronica”.

Serve quindi una norma nazionale – conclude il direttore Massimo Albano – per fare definitivamente chiarezza su veggie burger e altri prodotti che sfruttano impropriamente nomi come mortadella, salsiccia e hamburger, per garantire da una parte una corretta informazione ai consumatori e tutelare dall’altra il settore dell’allevamento, che rappresenta uno dei comparti chiave dell’agroalimentare lombardo e italiano”.